Violenza domestica: una previsione per la fase post-quarantena.

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LA PANDEMIA DEL 2020

La pandemia da Covid 19 ha messo a dura prova non solo il nostro sistema sanitario ma anche gli equilibri precari in cui molte donne e uomini si ritrovano a vivere. Le misure di distanziamento sociale e il tanto decantato “Io resto a casa” hanno esposto le donne che nel loro ambiente familiare vivono situazioni di abusi e maltrattamenti ad elevati rischi che potrebbero diventare letali. Allo stesso tempo gli uomini il cui assetto personologico è già deficitario di componenti emotive, quali la fiducia in sé stessi, la gestione dello stress, della rabbia e dell’aggressività, possono cercare nell’ambito delle mure domestiche la loro fonte di scarico pulsionale.

I FEMMINICIDI

Nei primi quattro mesi del 2020, le vittime da femminicidio sono state 24, due in più rispetto a quelle del primo quadrimestre dell’anno precedente, e in questi giorni le nostre cronache continuano a segnalarci altri casi. Un leggero aumento che non deve passare come non significativo perché in questo periodo molti abusi non sono stati denunciati dalle vittime ma continuano a restare tra le mura di casa, rese ancora più strette da quelle misure contenitive messe in atto dal governo. Eppure ancora più grave potrà presentarsi la situazione nella fase della cosiddetta riapertura.

Se accettiamo l’idea che l’omicidio di una donna non sia solo frutto di un retaggio storico che riporta al patriarcato ma che sia anche e soprattutto influenzato da fattori psicologici, esperienze personali e norme morali, non possiamo non tenere conto di tali variabili per un’analisi accurata delle dinamiche relazionali tra vittima e carnefice, in un momento storico in cui la libertà della persona è stata ridimensionata e anche la prospettiva di un ritorno alla normalità non potrà essere portare ad uno ristabilizzazione dell’ordine pre – pandemico.

L’EFFETTO FARFALLA

Richard P. Feynman, premio Nobel della fisica nel 1965, disse: “I fisici amano pensare che tutto ciò che si deve fare è dire: queste sono le condizioni; e ora, che cosa accadrà subito dopo?” A questo interrogativo si può rispondere citando l’effetto farfalla enunciato dal metereologo Edward Lorenz: “Il batter d’ali di una farfalla in Brasile, può provocare un tornado in Texas”. Ciò che questa frase esprime è la dipendenza sensibile dalle condizioni iniziali, in cui una serie di eventi può portare ad un punto di crisi dal quale piccoli mutamenti sono suscettibili ad ingrandirsi a dismisura. Si può considerare l’uomo come un sistema abbastanza complicato, che necessita di un tempo talmente lungo per ritornare in uno stato dove si è già trovato in passato, da poter considerare il mutamento irreversibile.

Questa irreversibilità trascina con sé tutti i fattori individuati da Donald Dutton nei soggetti violenti (Dutton, 1981), quali la prepotenza, la possessività, la protervia usata  come forma compensatoria, dettata dalla paura di essere abbandonati, e soprattutto la mancata considerazione dell’altro con i suoi diritti e le sue esigenze. Ciò che è alla base degli abusanti è quindi uno stato di aggressività, che  secondo gli psicologi Dollard e Miller, presuppone una frustrazione che conduce sempre ad un comportamento aggressivo.

In questo periodo di isolamento forzato, la forte restrizione della libertà di muoversi liberamente, ha costretto molti autori di violenze nei confronti delle loro compagne a stare in casa, con tutta la paura, l’incertezza, la noia, di questa nuova condizione. Stare a  contatto forzatamente con i loro “oggetti”,  ha certamente aumentato esponenzialmente la loro frustrazione, anche se probabilmente tali uomini si sono sentiti al riparo da eventuali tradimenti della partner, potendo manipolare e controllare le loro donne con più facilità.

Tuttavia, quando l’ordine delle cose sarà ristabilito e il Covid 19 sarà forse solo un brutto ricordo, allora essi perderanno nuovamente il controllo sulle loro vittime, che potranno uscire da quell’isolamento fisico e psicologico a cui erano state costrette. Ciò potrebbe rinnovare nei loro compagni-orchi l’idea di un possibile abbandono. E questo non sarà tollerabile.

LE PREVISIONI

Volendo fare una previsione del fenomeno della violenza domestica post Covid, bisogna tenere presente l’impossibilità da parte degli uomini violenti di gestire un aumento della frustrazione, considerando anche il fatto che l’essere umano è un sistema che non riesce a tollerare lo stress per lunghi periodi e che ha bisogno necessariamente di ristabilire l’omeostasi. Ciò porterà quasi certamente ad un aumento indiscriminato delle violenze perpetrate ai danni delle compagne, al fine di compensare il surplus di emozioni negative scatenate dal periodo di crisi.

Freud aveva scritto nel suo carteggio con Einstein circa le motivazioni della guerra: “Il principio di autodistruttività e dell’aggressività come distruzione dell’altro. La pulsione distruttiva opera in ogni essere vivente, la sua aspirazione è di portarlo alla rovina, di ricondurre la vita allo stato della materia inanimata. Si rivolge all’esterno, verso gli oggetti. L’essere vivente protegge, per così dire, la propria vita distruggendone una estranea.”

Proprio questo è lo scenario più realistico che potrebbe presentarsi. L’aggressività può infatti arrivare a rendere l’altro un oggetto inanimato attraverso una forte condizione di assoggettamento psicologico della vittima fino ad arrivare all’omicidio.

Galimberti durante un’intervista fa notare che spesso usiamo espressioni quali “mia moglie”, “la mia fidanzata”, “la mia compagna”, “la mia donna”. A ben vedere il problema principale sta proprio nell’incapacità di considerare le persone non come oggetti ma come alterità.  Una volta che si riduce la persona con cui si vive ad un contenuto della propria visione del mondo, alla fine non la si guarda neanche più in faccia. Galimberti ravvisa l’antidoto alla violenza sostanzialmente nell’educazione. In tal modo le persone potrebbero passare da un livello impulsivo, dove l’espressione è affiancata ai gesti, ad una educazione emotiva in modo tale da avere una risonanza emotiva dei gesti compiuti.

LO SVILUPPO DELL’INTELLIGENZA EMOTIVA

In accordo con ciò che ha  espresso Galimberti, si potrebbe suggerire un’ ulteriore materia di studio nelle scuole già dai primissimi anni: lo sviluppo dell’intelligenza emotiva.

Nella Legge n. 107/2015, già si cerca di favorire l’educazione alla parità tra i sessi, al rispetto delle diversità, alle pari opportunità, mediante  lo sviluppo di una cultura capace di contrastare alla radice le discriminazioni e la violenza di genere, superando gli stereotipi socio-culturali dai cui trae origine questa sub-cultura della violenza e del maltrattamento. Questo cambiamento potrà essere possibile solamente se coloro che sono chiamati ad educare le nuove generazioni siano a loro volta educati verso questa nuova forma di intelligenza, in modo da poterla trasferire ai loro discenti.

Creative background, the human brain on a blue background, the hemisphere is responsible for logic, and responsible for creativity

Secondo Goleman, infatti l’intelligenza emotiva implica la capacità di riconoscere ed esprimere le emozioni comprendendone le cause. Sulla base di questa consapevolezza si sviluppa successivamente la capacità di influenzarne il corso. L’intelligenza emotiva è tanto più matura quanto più è in grado di riconciliare il sentimento delle nostre emozioni private con gli stati emotivi osservati nelle altre persone. Un soggetto che abbia sviluppato una intelligenza emotiva riesce a intuire la condizione interiore dell’altro, riuscendo ad instaurare un buon dialogo, a cooperare e soprattutto ad ascoltare. Riesce, dunque, ad essere più empatico, assumendo il punto di vista degli altri e sviluppando una maggiore predisposizione a risolvere i conflitti. L’equilibrio emotivo migliora la fiducia in sé stessi, facilita la gestione dell’ansia e la resistenza allo stress. In questo modo le vittime potrebbero rendersi conto prima di quanto il rapporto con il loro partner sia disfunzionale, non essendo un rapporto d’amore ma solo strumentale, mentre gli abusanti avrebbero l’opportunità di valutare e considerare l’altro non solo alla stregua di un mero oggetto su cui scagliare la propria frustrazione.

CONCLUSIONE

Questo è ciò che si potrebbe fare in modo preventivo ma per gli abusi in atto bisogna predisporre delle misure di tutela più incisive per salvaguardare le donne, non essendo quelle in vigore adeguate e prevedendo un incremento della violenza domestica.

Dott.ssa Romina PARENTERA

 

Bibliografia

Dutton, D. G., Painter S. L. Traumatic Bonding: The Development of Emotional attachments in battered women and other relationships of intermittent abuse, Victimology: An International Journal. (1981).

Freud S., Al di là del principio di piacere, Torino, Bollati Boringhieri, 1975

Goleman D., L’intelligenza emotiva, Bur Rizzoli, Milano, 2011

Gleick J., Caos. La nascita di una nuova scienza. Bur saggi Rizzoli Milano (2014)

Palmonari A., Cavazza N. & Rubini M. Psicologia sociale. Bologna: Il Mulino. (2012).

Sitografia:

http://www.iisf.it/discorsi/einstein/carteggio.htm

www.istat.it

https://www.youtube.com/watch?v=JyMflSUvJhw

 

 

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