IL VIRUS E IL PANICO MORALE

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Il Virus e il Panico Morale

Un virus (voce dotta dal latino vīrus, -i, ‘veleno’) è un’entità biologica con caratteristiche di parassita, in quanto si replica esclusivamente all’interno delle cellule di altri organismi.

Ma in questa sede non parleremo di questo.

Parleremo di un’altra fattispecie di “virus”: il panico morale.

Mi riferisco al binomio panico/social media tipico della società, dove assumiamo il ruolo di attori partecipanti.

Una società globalizzata che conosciamo molto bene grazie ai mass media che da tutto il mondo rendono il quadro attuale appannaggio di ogni singolo.

Ma c’è una cosa che a volte ignoriamo. I filtri. Quei filtri che sono collegati inevitabilmente al raziocino. Grazie alla continua interpretazione che ognuno di noi percorre del proprio ambiente sociale, è possibile fronteggiare situazioni problematiche delle quali non ci saremmo mai aspettati. Spesso, e ahimè più sovente, assistiamo a notizie allarmanti e talvolta prive di fondamento.

È il mondo che gravita attorno alle cosiddette “fake news” ed anche a quelle notizie che utilizzano titoli di carattere allarmante per così dire, sfruttando l’interesse suscitato nel lettore per riscuotere molti “click”.

Perciò non ho potuto fare a meno di notare il processo che si è innescato negli ultimi giorni attinente la diffusione del Coronavirus nel territorio asiatico e, purtroppo, anche al di fuori dei suoi confini.

Non mi riferisco certamente alla mole di giornali e ai social media che ne hanno scritto, ed eviterò di pensare a coloro che non hanno dato il giusto peso alle parole utilizzate nei loro scritti.

Mi soffermo, invece, su di noi, alla responsabilità sociale da  cui siamo sottratti, perché rapiti da un sentore intriso di paura.

Ricoperti di smentite che in questi giorni sui social hanno raccolto milioni di visualizzazioni, hanno creato in qualche modo un altro “virus”, tracciando le caratteristiche del cosiddetto “panico morale”.

Preoccupazione, pericolo, indignazione, esposizione mediatica, denominatori comuni a ciò che stiamo vivendo. Comunicati che riguardano ipotetici contagi in Italia, che diventano delle vere e proprie catene tra gli utenti e che risultano essere prive di fondamento.

Gli stessi che puntano il loro dito inquisitore contro i media responsabili di falsi aggiornamenti e allarmanti perlopiù, si ritrovano a dover diffondere – per emergenza – la notizia che hanno appena appreso.

Il ministero si sta comportando nel miglior modo possibile. Appena saputo del contagio di due cittadini cinesi a Roma, ne ha fornito la più corretta informazione. Così come farà, come purtroppo è ipotizzabile, nei prossimi casi.

La battaglia contro le false notizie è complicata ma assolutamente decisiva.

Allo stato, la Comunità Cinese sta vivendo una crisi commerciale devastante, a causa di diffusione di notizie non corrette e di un panico non giustificato.

I ristoranti cinesi sono, pressocchè, vuoti, senza che ve ne sia un giustificato motivo. Cosa c’entra il coronavirus e il recarsi a consumare un pasto o una cena ad ristorante cinese insediato da anni sul nostro territorio con un possibile contagio? Nulla, ovviamente.

La cattiva informazione è il primo cattivo ospite di questa società che va fronteggiato attraverso le fonti ufficiali e autorevoli che sono fruibili sulle piattaforme online.

Federica Del Mastro

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