I disturbi della personalità.

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INTRODUZIONE

La quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-V), (maggio del 2013) ha modificato ed introdotto nuovi modelli di disturbi mentali.

Uno dei disturbi mentali è quello relativo alla personalità.

I disturbi della personalità hanno caratteristiche peculiari in quanto i soggetti da loro affetti non si rendono conto di essere colpiti da una “patologia di tipo mentale” ma considera i propri sintomi come peculiarità del proprio essere e del proprio carattere o del proprio modus vivendi. Per questo, nonostante abbia la intrinseca consapevolezza di essere “diverso”, non riesce a guardare dentro sé stesso , rendendo le proprie condotte sintoniche a quelle degli altri, ma tende a modellare il mondo esterno secondo come più gli aggrada vivendo un eterno conflitto con il suo ambiente sociale e professionale.

CARATTERISTICHE PECULIARI

I soggetti con un disturbo di personalità, manifestando condotte simili, sembrerebbero avere delle sintomatologie substratiche comuni.

Nel soggetto con disturbo di personalità il  ragionamento è distonico, il pensiero incoerente, le emozioni non sono controllate dando luogo a reazioni non adeguate alle particolari situazione vissute e, soprattutto, non riescono  a rapportarsi con gli altri, soffrendo di questa incapacità e cercando di giustificarsi dando la colpa a fattori esterni, senza avere la consapevolezza che il problema è da ricercarsi in sé stessi.

Il sorgere di tali patologie coincide con l’abbrivio dell’età evolutiva.

Tali soggetti, se non sono trattati adeguatamente, tendono a non cambiare nel tempo anzi a peggiorare il proprio quadro sintomatico.

La problematica risiede nel fatto che non sempre la famiglia, o la scuola dove, in primis,  il bambino vive le sue prime esperienze interpersonali, maturando, riescono a cogliere i sintomi, precursori di un disturbo di personalità. La difficoltà ulteriore risiede nel fatto che una diagnosi di disturbo della personalità può essere operata solo in soggetto di età adulta in quanto ben possono essere confuse condotte adolescenziali atipiche con disturbi di personalità , quando in realtà sono solo dovute ai cambiamenti dovuti allo sviluppo ormonale ed alla crescita naturale.

Tali condotte possono rientrare rapidamente e normotizzarsi con l’assestarsi della crescita.

CLASSIFICAZIONE

Secondo il DSM V, i disturbi di personalità sono dieci, catalogati e raggruppati in tre insiemi portanti chiamati cluster:

Cluster A:

  • Disturbo paranoide (sfiducia, sospetto convinzione che il prossimo li danneggi),
  • Disturbo schizoide (distacco sociale, isolamento chiusura in sé stessi)
  • Disturbo schizotipico (convinzione di essere unici ed invulnerabili, gli altri sono ostili, tendenza all’immaginifico ed al soprannaturale)

Gli elementi comuni dei disturbi summentovati, sono caratterizzati da un pensiero distonico , da comportamenti bizzarri, da una difficoltà nei rapporti interpersonali, da un sentimento che è volto al ritiro ed all’isolamento dalla società.

Cluster B:

  • Disturbo borderline di personalità (impulsività, instabilità dell’umore)
  • Disturbo narcisistico di personalità (idee di grandiosità, competitività negativa con gli altri, mancanza di empatia)
  • Disturbo istrionico di personalità (necessità incontrollabile di affetto ed emozione)
  • Disturbo antisociale di personalità (irresponsabilità, inganno e manipolazione come difesa dall’autorità)

Gli elementi comuni di detti disturbi riguardano la regolazione della emotività ed il controllo degli istinti ed impulsi profondi.

Cluster C:

  • Disturbo evitante di personalità (paura del mondo, isolamento, attività solitarie)
  • Disturbo dipendente di personalità (ansia non controllata, ricerca di guida, di supporto e di controllo da parte degli altri)
  • Disturbo ossessivo compulsivo di personalità (incontrollata attenzione ai dettagli, perfezionismo compulsivo, regole ossessive)

I soggetti affetti da questi disturbi sono ossessionati dall’ansia e dal timore nei confronti dei simili e del contesto sociale in cui vivono.

 CONCLUSIONE

Nella maggior parte dei casi le persone affette da disturbo della personalità non si rendono conto della singolarità della loro condotta e delle conseguenze che possono riverberarsi sugli altri.

In numerosi casi il paziente affetto da disturbo della personalità arriva al colloquio con lo specialista per un problema secondario (attacchi di panico, stress, problemi sul lavoro , in famiglia etc..)

Sarà cura del medico, rendersi conto della patologia in atto  ed iniziare un lungo trattamento in cui dopo aver stabilito una relazione interattiva col paziente lo renderà edotto delle cause che scatenano le sue reazioni emotive e gli fornirà le strategie terapeutiche per affrontarle.

Dott. GIULIO BERRI

 

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