BODY SHAMING. CHI SI DEVE VERGOGNARE? di Teresa Inzerillo e Federica Rocchi

| Attualità, Criminologia, Diritto Penale, Notizie, Psicologia

ALLA RICERCA DELLA..NORMALITA’

La normalità è una vera rivoluzione? In una società che pensa solo a correre dietro ad aspettative più grandi, sfidando le leggi della natura fino a se stessi, questa domanda riecheggia sempre di più nelle nostre teste, anche perché il body shaming sta mettendo alla prova la nostra capacità di ragionare.

E’ una pratica divenuta nota negli ultimi anni, soprattutto con lo svilupparsi dell’utilizzo dei social network, ma in realtà si tratta di un fenomeno antico che ha origini leggendarie; si pensi al pregiudizio che c’era nei confronti di coloro che avevano i capelli di colore rosso ai quali erano legati stereotipi di malvagità e peccato.

IL BODY SHAMING

Ma cosa si intende con questo termine? Letteralmente significa “far vergognare del corpo”.

Si tratta, quindi, di criticare e deridere qualcuno per il proprio aspetto fisico facendo riferimento a qualsiasi cosa che abbia a che fare con delle caratteristiche fisiche (es. altezza, peso, colore dei capelli e così via) oppure per l’acconciatura o anche per essere affetti da malattie che sono considerate antiestetiche.

Colpisce indistintamente uomini e donne di ogni età, anche se particolarmente vulnerabili sembrano essere le adolescenti, in continua trasformazione fisica ed in lotta con i loro pensieri e con il loro modo di vedere la vita, che risulta essere per la maggior parte dei casi in disaccordo con la visione dell’adulto.

Si cerca con ogni mezzo, di raggiungere modelli di ideale di bellezza, non reali, dettati in primis dai mass media, ma anche dalla stessa società che ci vuole belli, sani, magri, abbronzati al punto giusto, vestiti con il miglior abito costoso, manicure e pedicure perfette, truccate in ogni circostanza e sorridenti in qualsiasi situazione e contesto in cui ci si trova.

LE CONSEGUENZE DEL BODY SHAMING

Condotte del genere possono spingere a delle conseguenze gravi, causando nella “vittima” malattie quali: disturbi del comportamento alimentare, disturbo d’ansia, stati di depressione, ecc., fino ad arrivare, in casi più estremi, al suicidio.

love your body, illustration in vector format

Cosa spinge un essere umano a prenderne di mira un altro, con delle critiche imbarazzanti e feroci, fino a demolirne l’autostima?

Una prima motivazione è data dalla tendenza, sempre più crescente, di dare più importanza all’apparire anziché all’essere.

Il filosofo Confucio (VI-V sec a.C.) pronunciò le seguenti parole: “c’è bellezza ovunque, ma non tutti riescono a vederla”.

Ciò dipende da una chiusura mentale, subordinata non solo dal potere dei mass media di propinare ideali irraggiungibili e perfetti, ma anche da una profonda insicurezza e senso di inadeguatezza dello stesso individuo che attacca altre persone vulnerabili perché non può denigrare se stesso.

Una seconda motivazione può ricercarsi, invece, nell’errata comunicazione che diffonde il messaggio negativo che ciò che è diverso dal “modello perfetto”, peraltro, imposto dalla società, va emarginato.

Gli autori, soprattutto giovani, di tale pratica devono rendersi conto che i loro comportamenti non sono privi di conseguenze e possono incorrere in responsabilità penale.

LE TUTELE OFFERTE DALL’ORDINAMENTO CONTRO IL BODY SHAMING

Le figure di reato che possono configurarsi sono diverse.

Sicuramente il body shaming è una vera e propria forma di bullismo, e spesso si presenta sotto forma di cyberbullismo, ma ha anche i requisiti del reato di diffamazione e per di più nella forma aggravata, visto che la diffusione dei messaggi offensivi avviene tramite social.

Nei casi, poi, in cui le condotte siano reiterate, persecutorie, minacciose e pongano la vittima in uno stato di emarginazione si giunge alla consumazione di condotte di stalking; fino, ad arrivare, qualora la vittima si tolga la vita, alla configurazione del reato di istigazione al suicidio.

LE VITTIME DEL BODY SHAMING

Le vittime di body shaming devono imparare a tutelarsi e quindi innanzitutto devono bloccare (o bannare) le persone da cui provengono le offese ma, qualora queste diventino continue, è importante che denuncino l’accaduto all’ Autorità Giudiziaria cosicché questi soggetti non rimangano impuniti.

Recentemente è stata prevista una proposta di legge, già approvata dalla Camera, che prevede degli inasprimenti delle pene, l’istituzione di un numero verde (il 114) attivo h 24 per le denunce e un’app, attraverso la quale le vittime possono ricevere consigli immediati.

Ciò può essere di grande aiuto, anche perché si crea in questo modo, una connessione diretta tra la parte lesa e le Istituzioni, al fine di evitare ulteriori comportamenti sbagliati, che potrebbero creare alla persona offesa non solo la problematica del body shaming, ma anche una probabile violenza che la stessa potrebbe subire dall’offender. Si tratta, infatti, di meccanismi di subordinazione mentale, ai quali è difficile sfuggire quando non si hanno aiuti concreti e diretti.

Il filo che lega questo fenomeno con la violenza di genere è veramente sottile ed impercettibile ma allo stesso tempo reale.

Fornire un aiuto immediato può fare la differenza.

La giornalista Giovanna Botteri poco giorni fa, è incappata in un attacco di body shaming, ma la sua risposta a questo attacco è stato esemplare: “bisogna scardinare modelli stupidi ed anacronistici, che non hanno più senso di esistere”.

Ci piacerebbe pensare che tutto ciò possa iniziare a far riflettere la società in cui viviamo di iniziare a dare valore alla normalità, che è la vera rivoluzione!

A cura di Teresa Inzerillo e Federica Rocchi

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *