CORONAVIRUS E RELAZIONI SOCIALI

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LA NOSTRA VITA E’ CAMBIATA

Il 31 Dicembre 2019 tutta la popolazione italiana era intenta a festeggiare il nuovo anno che si affacciava alle porte: tutti con ottimi propositi di vita, un nuovo lavoro, una gravidanza, l’acquisto di una casa, una convivenza, la conclusione di un percorso formativo.

Nonostante ciò, il nuovo anno ci ha portato un terribile nemico sconosciuto, il COVID-19.

Il Ministero della Salute ci informa, che questo avversario è un virus che appartiene alla vasta famiglia dei “Coronavirus”: essi sono noti per causare malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi come la Sindrome Respiratoria Mediorientale (MERS) e la Sindrome Respiratoria Acuta Grave (SARS).

Ad oggi il Governo italiano ha emanato misure che limitano la libertà personale.

Tali limitazioni se da un lato tutelano la prevenzione del contagio, dall’altra non tengono conto dei danni “collaterali” che potrebbero provocare ed, inevitabilmente, provocheranno.

Ed invero le limitazioni in oggetto, hanno portato alla chiusura temporanea di molte attività commerciali e aziendali, lasciando la possibilità di usufruire solo dei servizi essenziali.

Ciò ha comportato una, mai provata prima, restrizione della libertà di spostamento.

Ma io ritengo che ciò che più ha segnato il nostro vivere quotidiano è la mancanza del contatto sociale ed, in primis, quello di non poter più fare visita agli amici, alle persone care, ai familiari che vivono da soli.

Oggi, i nostri amici più fidati sono diventati la televisione, il leggere articoli, riviste e commenti sui social, comprensivi di quelle maledette  “fake news” che circolano e che diventano virali, contagiando la mente più del corpo come fa il virus che stiamo combattendo.

LE FAKE NEWS

Le “fake news” (notizie false) favoriscono il generare uno stato di psicosi di massa, intesa come “fenomeno socio-psicologico che riguarda il manifestarsi degli stessi sintomi isterici in più di una persona; la persona è convinta di essere affetta dalla stessa malattia o disturbo; una persona si ammala o diventa isterico a seguito di un periodo di stress”.

Le semplici attività che rientravano nella nostra routine quotidiana, come l’andare a fare la spesa, sono diventate imprese da super eroi,  si sopportano lunghe file di attesa che aumentano la paura della prossimità fisica con chi è in coda, avvertiamo continuamente una sensazione di impotenza che spesso si accompagna allo sconforto e al pianto.

La maggior parte della comunità è terrorizzata dal contagio.

Chiunque di noi, se ascolta uno starnuto, anche in lontananza, guarda l’altro con paura, con ciò alimentando dentro di Sé un profondo sentimento di angoscia.

Abbiamo paura per i nostri cari, abbiamo paura di non essere in grado di controllare più la situazione.

Portare a spasso il cane non è vissuta come un’esigenza per l’animale, ci si sente giudicati da chi osserva dagli esterni dei propri appartamenti, ci si domanda se questa è una valida motivazione per passeggiare per le vie del  quartiere. L’angoscia incombe.

I social mostrano video, poesie, audio, riprese rubate, di situazioni sofferenti di famiglie che non hanno nulla da mangiare, incapaci in questo momento di pensare a garantire un futuro e la sopravvivenza alla propria famiglia, data la mancata disponibilità economica, per via della  temporanea sospensione della retribuzione da parte di aziende, non dimenticando che ancora ad oggi non tutti hanno un contratto di lavoro legalmente valido.

Il Governo sta, di volta in volta, varando diverse misure di supporto economico alle famiglie come: congedi parentali straordinari, bonus per acquisto di servizi baby sitting, agevolazioni per i lavoratori che usufruiscono della legge 104, indennità per categorie specifiche di lavoratori e cassa integrazione.

IL DISAGIO SOCIALE

Saranno questi interventi in grado di arginare il malessere sociale che di giorno in giorno dilaga?

Purtroppo il contesto attuale può portare le persone a intessere relazioni malsane, cariche di disperazione che potrebbero condurre a gesti estremi dettati da forte stress, citando il noto sociologo Emile Durkheim: “il suicidio nasce dalle alterazioni del rapporto tra individuo e società e rappresenta un fenomeno individuale determinato da cause sociali”.

#IORESTOACASA

Ogni giorno, al telegiornale ascoltiamo i servizi in cui vi sono persone denunciate e multate perché hanno lasciato il proprio domicilio senza giusta causa.

Diviene così facile giudicare e credere che essi si comportino con menefreghismo nei confronti della nostra società; tendiamo a pensare: “non poteva restare a casa, ci è stato chiesto di restare comodamente sui nostri divani, con cibo, acqua, alcune delle nostre abitudini e non di andare in guerra”.

Ed in tal senso è necessario operare un distinguo tra coloro i quali colpevolmente abbandonano il domicilio , senza giustificazione alcuna e che vanno giustamente sanzionati e tra quelli che si allontanano perchè non possono fare altrimenti e preferiscono subire una multa dal dover riferire alle Forze dell’Ordine la reale motivazione del perchè hanno abbandonato il domicilio.

Infatti, non sempre le mure domestiche sono un sinonimo di protezione, tranquillità e serenità.

LE VIOLENZE DOMESTICHE IN TEMPO DI CORONAVIRUS

Le diverse dinamiche disfunzionali, presenti tra le mura domestiche si sono, in questo momento storico intensificate e aggravate al punto da risultare particolarmente urgenti per i professionisti del sociale e che determinano interventi di sensibilizzazione e superamento di tali dinamiche in essere.

Una maggiore riflessione dovrebbe, in questo momento essere rivolta al fenomeno della violenza tra le mura domestiche  il più diffuso e che viene definito dalla Convenzione di Istanbul come: «tutti gli atti di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si verificano all’interno della famiglia o del nucleo familiare o tra attuali o precedenti coniugi o partner, indipendentemente dal fatto che l’autore di tali atti condivida o abbia condiviso la stessa residenza con la vittima».

La forma più conosciuta di violenza è appunto quella fisica.

Un’aggressione facilmente visibile  dall’esterno perché solitamente lascia segni tangibili sul corpo della vittima e comprende l’uso di qualsiasi atto volto a far male o a creare spavento, a spingere, a strattonare, a rompere o a danneggiare oggetti nelle vicinanze della vittima, a picchiare, a prendere per il collo, a schiaffeggiare, a mordere,  a causare bruciature di sigaretta su tutto il corpo, a prendere a calci e pugni la vittima, a strappare i capelli e possiamo continuare ad elencare ancora tutto quello che potrebbe accadere.

LA VIOLENZA OCCULTA

Ancora più devastante è la  violenza occulta.

La vittima di violenze occulte, in un gran numero di casi, non riesce ad essere aiutata, e tende a far accrescere gli effetti della “violenza psicologica”, un tipo di violenza particolarmente pervicace, subdola e pericolosa che può lasciare nella vittima un trauma ancor più significativo rispetto alla violenza fisica.

Secondo la studiosa Marie-France Hirigoyen, la relazione maltrattante si sostanzia in una fase preliminare di seduzione perversa, che serve a stabilire una forma di condizionamento tipica dei rapporti di dominazione: la vittima subisce un vero e proprio processo di destabilizzazione annullandosi, tende a subire senza acconsentire, ad obbedire in prima battuta per piacere al suo partner ed in seconda battuta perché ha paura.

Tuttavia, tale tipo di condizionamento non è visibile all’osservatore esterno, le allusioni destabilizzanti non paiono tali a chi non conosce il contesto.

Rifletterei sulla difficoltà di tutela di una persona vittima di violenza all’interno delle mura domestiche quando, sono costrette a vivere per tutto il giorno, ogni giorno fino a nuovo Decreto, in casa con il loro aguzzino.

Le Ministre italiane dell’Interno e delle Pari Opportunità Lamorgese e Bonetti affermano che hanno richiesto l’apertura di nuove case rifugio e che stanno lanciando una campagna che preveda un app telefonica di soccorso dal nome “1522”, attiva 24 ore su 24.

Vengono inoltre, sollecitate le donne a recarsi presso centri antiviolenza, sportelli di aiuto o presso i servizi di pubblica sicurezza qualora vi sia necessità, anche senza autocertificazione.

Ritengo tali provvedimenti  un aiuto concreto ai fini di una tempestiva segnalazione, ma  difficilmente utilizzabile dalle maggior parte delle vittime, data la probabile impossibilità   del possesso di apparecchiature telefoniche proprie, che permettano di utilizzare un app telefonica di soccorso; tale difficoltà si ravvisa anche nel fornire una valida motivazione al proprio aguzzino e poter uscire liberamente dal proprio domicilio e chiedere aiuto, soprattutto se  parliamo di vittime con disabilità cognitiva.

LE ALTRE PROBLEMATICHE

Purtroppo le problematiche che attanagliano le nostre famiglie non sono poche, pensiamo al carico di lavoro da parte dei caregiver che devono occuparsi di familiari ammalati o con determinati disturbi o patologie.

Difficilmente possono essere aiutati in quanto molte attività sono ferme e non è garantita loro l’assistenza domiciliare né di enti pubblici né di enti privati.

IL RAPPORTO GENITORI-FIGLI

Un’altra  problematica familiare latente,  che non viene mai affrontata data la freneticità quotidianità, è la relazione genitori-figli.

Durante la fase adolescenziale vi sono numerosi cambiamenti, lo sviluppo di un identità sessuale, il sentirsi spesso inadeguati, in tutto ciò un ruolo importante è giocato proprio dai genitori, la loro inadeguatezza in questa fase delicata è fondamentale.

I giovani, potrebbero vedere gli adulti come una vera minaccia al loro cambiamento poiché non si sentono capiti, spesso reputati inadeguati, lasciando cosi sempre più spazio al gruppo dei pari.

Ad oggi, la vita dei giovani si svolge sui social (facebook, instagram, tik tok) e spesso questi non sono più capaci di dialogare, infatti, basti pensare che l’essere amici si tramuta in un like sulla propria pagina social o peggio postare comportamenti devianti per elevarsi rispetto al resto del gruppo.

Negli ultimi anni si è anche sviluppata una nuova modalità di gioco online, in cui i giocatori di tutto il mondo entrano in contatto tra loro attraverso microfono e cuffie, lasciando meno alla necessità di una vicinanza fisica.

I nuovi modelli da seguire diventano gli influencer e non i propri cari, creando sempre più un divario generazionale.

Coniugi e conviventi che hanno sempre avuto uno stile di vita frenetico, coppie dette tali solo da un punto di vista legale ma, che conducono una propria vita al di fuori della famiglia portando avanti i propri interessi e le proprie passioni, cercando gratificazione e magari una nuova relazioni sentimentali, vivendo una seconda adolescenza.  

In alcuni casi, i genitori non si rendono conto di essere degli sconosciuti per i propri figli perché, conoscere gli orari di ingresso e uscita dalla scuola,  lo sport  frequentato e garantire loro beni materiali, non implica “conoscerne e ascoltarne i bisogni”.

Ora più che mai le relazioni dovrebbe avere un approccio capace di creare un vero legame con i propri cari e con ciò non si  intende l’essere invadenti, il cercare a tutti i costi una relazione, che sia anche solo telefonica, ma affrontare il tutto con la giusta calma e distanza fisica, per non incorrere in un effetto contrario.

CONCLUSIONI

Concludendo, possiamo affermare che le persone in questo momento storico  hanno paura di un contatto con l’altro, paura che la normalità tarderà ad arrivare; ma siamo pronti ad accogliere nuovamente la nostra cara “vita abitudinaria” tanto criticata?

Le persone saranno pronte ad un contatto diretto, ad abbracciarsi, a viaggiare nuovamente, a frequentare posti affollati, senza la paura di un nuovo contatto?

Ad oggi non abbiamo risposte certe, possiamo solo augurarci che tutto questo finisca presto.

Chi non possiede il coraggio dell’insicurezza non potrà mai scoprire l’ignoto.

Svegliati e vivi!

Svegliati e datti una Mossa

OSHO

 

 

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